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Ancora pochi italiani scelgono la tutela di una polizza ad hoc




Nonostante l’Italia sia uno dei Paesi più longevi, con un elevato numero di soggetti bisognosi di assistenza (oltre 3,8 milioni di persone), qui il mercato delle coperture assicurative per la non autosufficienza (Long Term Care – Ltc) non è ancora abbastanza sviluppato.


Si stima che, considerando anche le soluzioni collettive, sia assicurato meno del 2% della popolazione. Ma qualcosa all’orizzonte forse si muove.


Nel 2022 la raccolta premi delle polizze Ltc ramo Vita, che in caso di perdita permanente dell’autosufficienza offrono una rendita, è stata pari a circa 220 milioni di euro, in significativa crescita rispetto all’anno precedente (+25%). Si tratta tuttavia di numeri ancora molto ridotti se confrontati con il mercato delle altre coperture di puro rischio sulle quali il ramo incide per meno del 10%, che scende allo 0,24% se il confronto è con l’intera raccolta Vita. Sono ancora più inconsistenti le coperture danni (malattia) ossia quelle formule che prevedono, per chi non è più autosufficiente, il rimborso spese o l’erogazione di servizi di assistenza: la raccolta premi nei primi sei mesi del 2022 (ultimo dato disponibile) è stata pari a solo 18 milioni di euro (23 milioni in tutto il 2021). La domanda c’è, soprattutto da parte delle fasce più adulte che spesso si trovano nella condizione di caregiver e toccano con mano i problemi dei genitori o di altri parenti non più autosufficienti: una badante costa mediamente oltre 1.300 euro al mese e il tasso di copertura del bisogno della rete di welfare pubblico è sempre più ridotto, soprattutto in alcune zone d’Italia. Tuttavia le polizze spesso sono fuori budget, soprattutto se a vita intera e sottoscritte individualmente in età matura: un 55enne che volesse assicurarsi 1.500 euro di rendita mensile potrebbe arrivare a spendere 1.500 euro all’anno. Il conto sale se ci sono delle patologie pregresse che talvolta rendono la persona inassicurabile. Ovviamente prima si comincia meglio è (un quarantenne pagherebbe circa 900 euro) e va ricordato che il premio pagato per polizze long term care è detraibile nella misura del 19% (fino a un totale massimo di 1.291,14 euro).


«Il bisogno è oggettivo e le ricerche di mercato evidenziano che il tema è molto sentito soprattutto tra gli over quarantenni – spiega Claudio Raimondi, amministratore delegato di 4Care –. Tuttavia le soluzioni attuali costano e sono selettive a livello di condizioni di salute e anche per questo il mercato difficilmente decollerà». In altri Paesi, come la Germania, il problema dell’assistenza a lungo termine è stato risolto con un’assicurazione sanitaria obbligatoria:i lavoratori dipendenti versano circa il 3% dello stipendio annuale per coprire il rischio Ltc. «Quanto ai tipi di contratto, in Italia, fino a qualche anno fa, a prevalere erano soprattutto coperture di natura collettiva, mentre ultimamente si stanno diffondendo Ltc di tipo individuale, la cui raccolta premi, nel 2022, ha rappresentato quasi i tre quarti del totale – spiega Stefano Frazzoni, senior partner e head of insurance wealth & asset management area di Prometeia–. Merito anche di un’importante attivazione dell’offerta assicurativa che, sempre più spesso, offre tali garanzie nell’ambito di polizze di puro rischio di natura “modulare”, cioè in grado di coprire, con una sola soluzione, diverse tipologie di eventi: Ltc ma anche premorienza o malattia grave. Inoltre di recente sono state introdotte soluzioni di copertura dei rischi dei caregiver». Si stanno diffondendo anche gruppi di acquisto (per ricevere condizioni più vantaggiose grazie alla mutualizzazione del rischio) e prosegue l’integrazione delle coperture Ltc all’interno degli accordi di welfare: alle categorie pioniere in questo campo (assicurativi e bancari) si sono nel tempo aggiunte le casse (per esempio quella dei giornalisti e degli avvocati) e, dal 1° aprile 2023, anche i lavoratori iscritti a Sanimoda.


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